Tipo: Articoli Fonte: Corriere della Sera 21 settembre 2003

E per far avanzare l’integrazione l’Italia ruppe il tabù dell’unanimità

Nel 1975 il governo di Roma (Moro presidente del Consiglio, Rumor ministro degli Esteri) diede una spinta determinante in favore dell’elezione diretta dell’Europarlamento.
Nel 1985 Craxi (presidente di turno del Consiglio europeo) sfidò le obiezioni di Margaret Thatcher convocando la Congìferenza intergovernativa che dopo tre mesi di lavoro portò all’Atto unico.

Non è esagerato affermare, a mio giudizio, che nella seconda metà del secolo passato l’ Italia in Europa ha fatto grande politica. Grande era l’ obiettivo di unire il continente; abile, tenace, e spesso determinante l’ azione condotta per perseguirlo.

Proviamo a verificare quest’ assunto scegliendo uno tra i molti fili che documentano l’ azione dell’ Italia. È quello che va dalla elezione a suffragio diretto del Parlamento europeo (1979) alla riforma del Trattato di Roma (1986); filo importantissimo, perché non solo permise di realizzare il Mercato unico (1992), ma condusse anche all’ Unione monetaria (1991, 1998). Vedremo anche come il farsi dell’ Europa unita proceda per momenti apparentemente scollegati, che sono tuttavia tenuti insieme da fili sottili, spesso dimenticati o ignorati.

Fino al 1979 il Parlamento europeo riuniva parlamentari nazionali, dunque persone elette per servire non l’ Europa ma il proprio Paese. Oltre che di ogni vera rappresentanza, mancava di ogni vero potere, perché le grandi decisioni di politica europea prescindevano dal suo parere.

Un articolo del Trattato di Roma (1957), però, stabiliva che esso potesse nascere direttamente dal suffragio popolare e molti, in Europa, consideravano l’ attivazione di quella clausola come un passo strategico. Una vera e propria elezione europea avrebbe, secondo loro, obbligato i partiti a darsi una piattaforma europea (è difficile essere contro un potere cui ci si candida); indotto il formarsi di partiti europei; favorito il nascere di un’ opinione pubblica europea; suscitato la rivendicazione di un ruolo coerente con la maggior rappresentatività derivante dall’ elezione diretta.

Fu Giscard d’ Estaing, allora presidente della Repubblica francese, a proporre che si passasse all’ elezione diretta. Ma per un tal passaggio occorreva una decisione unanime, e dei nove membri della Comunità due (Gran Bretagna e Danimarca) si opponevano.

La decisione finale spettava a un Consiglio europeo che si tenne nel 1975, sotto presidenza italiana (Moro presidente del Consiglio, Rumor ministro degli Esteri). Sorprendendo i partner, l’ Italia ruppe lo stallo e propose che all’ elezione diretta si procedesse in ogni modo, eventualmente solo nei Paesi che vi erano favorevoli. Così avvenne. Al dunque, nel 1979, Gran Bretagna e Danimarca seguirono gli altri ed organizzarono, anch’ essi, l’ elezione diretta.

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Con l’ elezione diretta, il Parlamento europeo nacque a nuova vita. Tra l’ altro pose mano, per iniziativa di Altiero Spinelli, a un «Trattato dell’ Unione Europea». Era il primo tentativo di costruire non un’ unione settoriale (carbone e acciaio, difesa, mercato comune, energia atomica), ma una costituzione. Ed era una costituzione non concessa dai governi, bensì elaborata da un’ assemblea eletta dal popolo e rappresentativa di tutte le tendenze politiche.

L’ elaborazione impegnò decine di parlamentari europei per tutta la sua prima legislatura. Ne risultò un testo che, da allora, è punto di riferimento e fonte d’ ispirazione di ogni nuova iniziativa europea.

Esso vide la luce nel febbraio 1984. Estendeva le competenze dell’ Unione ai campi della sicurezza interna, della politica estera e della difesa. Coniava il termine «Unione Europea».

Introduceva il principio di sussidiarietà, secondo il quale ogni livello di governo (regionale, nazionale, europeo) dovrebbe essere incaricato solo dei compiti che non possono essere adeguatamente svolti da governi di livello inferiore. Poiché lo sostenne la maggioranza dei parlamentari di ogni singolo Paese e di ogni gruppo politico, si può dire che espresse la volontà di tutti i Paesi e di tutti i partiti europei.

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Nessuno aveva chiesto al Parlamento europeo un progetto di costituzione; nessun potere, nazionale o europeo, era tenuto a prenderne nota o a dargli seguito. Politicamente, tuttavia, era difficile far finta di niente. Non fece finta Mitterrand nel giugno 1984, quando inaugurò la presidenza francese della Comunità con un discorso a Strasburgo. Sorprendendo i funzionari che l’ accompagnavano, aggiunse di suo pugno una frase al discorso preparatogli: «Al vostro progetto – disse all’ assemblea che l’ ascoltava – daremo un seguito».

Il seguito fu di formare un comitato (presiedeva l’ irlandese Dooge) di rappresentanti personali dei capi di governo perché elaborasse una proposta. Il comitato si limitò, alquanto meschinamente, a rilanciare l’ obiettivo di un mercato senza frontiere interne, già scritto nel Trattato di Roma. Avanzò, tuttavia, un’ importante proposta di metodo: abbandonare, su vasta scala, la regola dell’ unanimità che da anni bloccava ogni trattativa.

Per dar seguito al Comitato Dooge occorreva emendare il Trattato di Roma, e per far ciò bisognava convocare una conferenza dei governi.

Il Consiglio europeo che nel giugno 1985 doveva deliberare sulla questione si tenne sotto presidenza italiana (Craxi presidente del Consiglio, Andreotti ministro degli Esteri). Margaret Thatcher si oppose con forza a una conferenza intergovernativa. Ma il governo italiano chiarì, sorprendendo più d’ un partecipante alla riunione, che la mera convocazione della conferenza non richiedeva l’ unanimità. Così la conferenza si tenne nonostante l’ opposizione inglese.

In tre mesi di lavoro, la conferenza intergovernativa elaborò un trattato (detto Atto unico europeo) che emendava il Trattato di Roma in più punti. Riduceva notevolmente il campo in cui l’ unanimità era condizione per decidere tanto da correggere, in gran parte, la causa principale dello stallo in cui l’ Europa si trovava da anni.

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Molti, tra i fautori di una vera Unione Europea, criticarono severamente l’ Atto unico e furono incerti se approvarlo o respingerlo: tra essi Jacques Delors, presidente della Commissione; il governo italiano, da sempre su posizioni di più avanzato europeismo; il Parlamento europeo, che vedeva ridotto a poca cosa il suo progetto del 1984 ed era offeso per essere stato escluso da ogni significativa consultazione. Allora, come oggi, era possibile modificare la costituzione dell’ Europa ignorando l’ unica istituzione europea – il Parlamento – legittimata dal voto popolare.

Il governo italiano condivideva la critica del Parlamento europeo sia in punto di sostanza sia in punto di procedura. Uscì dall’ incertezza con una decisione ricca di immaginazione, provocatoria e capace di aprire un fronte nuovo nella politica europea: l’ Italia avrebbe ratificato il nuovo trattato solo se il Parlamento europeo non l’ avesse, con un proprio voto, bocciato.

Arbitro finale fu dunque il Parlamento europeo, di cui Spinelli era divenuto, con la sua iniziativa, guida politica e morale. Spinelli esitò; infine, in un discorso rimasto famoso, esortò i parlamentari a dare via libera all’ Atto unico, pur tanto lontano da quello che essi stessi avevano scritto. Si paragonò al vecchio pescatore del famoso racconto di Hemingway, che giungeva in porto col solo scheletro del grosso pesce che aveva catturato al largo e legato all’ esterno della barca, perché la polpa l’ avevano mangiata i pesci durante il rientro.

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Altri fili si potrebbero seguire, tra i tanti che formano la tela europea e mettono in luce contributi determinanti dell’ Italia; come quello che, risalendo fino agli anni Cinquanta, rintraccia l’ origine della possibile elezione diretta del Parlamento europeo; o quello che, dopo l’ Atto unico del 1986, porta fino all’ Unione monetaria.

È una tela non finita, come quella di Penelope. Ma forse, a differenza di quella, non viene disfatta la notte per prolungare l’ attesa.

(2-continua. La prima puntata è stata pubblicata il 19 settembre)

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Data
21 settembre 2003
Tipo
Articoli
Fonte
Corriere della Sera