03 - No ai due tempi: Efficenza, Stabilità, Equità

“L’obiettivo dell’intera nostra politica economica non può essere altro che il ritorno dell’Italia a una crescita superiore, non inferiore, alla media europea. … Se non c’è crescita è difficile che ci sia stabilità, se non c’è più equità è impossibile che la crescita venga accettata e che l’azione di risanamento si possa realizzare”. Architrave dell’intera politica economica del governo Prodi, illustrata con queste parole nella nota introduttiva alla prima Relazione Unificata sull’economia e la Finanza Pubblica per il 2007, è stato dunque il trittico “efficienza, stabilità, equità”, titolo del cosiddetto ‘Rapporto Padoa-Schioppa’ predisposto negli anni ’80 per la Commissione Europea, presieduta da Jacques Delors.

Scartando la politica dei ‘due tempi’ (prima il risanamento, poi, lo sviluppo) importanti risorse da destinare allo sviluppo e all’equità sociale sono state reperite sin dalla prima Legge Finanziaria del dicembre 2006. Nel biennio 2006-2008. il rapporto tra debito pubblico e PIL è tornato a calare, il disavanzo pubblico è stato ridotto dal 4,1 all’1,9 per cento del PIL e l’avanzo primario, che si era annullato nella legislatura precedente, è stato riportato al livello che aveva all’inizio del decennio (3,1 per cento del PIL). Senza ricorrere a operazioni straordinarie, i conti pubblici dell’Italia sono tornati in zona sicurezza e nella primavera del 2008 il Consiglio ECOFIN ha chiuso la procedura sanzionatoria cui l’Italia era stata sottoposta nel 2005.

Se l’Italia riuscisse a conseguire un bilancio in pareggio e un debito pubblico in linea con i parametri europei, molte decine di miliardi di euro all’anno potrebbero essere investite in capitale fisico e umano; potrebbero, cioè, essere destinate a ridurre in modo efficace e duraturo la pressione fiscale e a sviluppare programmi sociali ancora carenti.

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