Tipo: Articoli Fonte: Il Sole 24 Ore 2 agosto 2009

La radice profonda della crisi

di Dino Pesole

La crisi ha radici nella globalizzazione. Per Giulio Tremonti, il problema è nella velocità con la quale si è passati dal vecchio al nuovo sistema. Per Tommaso Padoa-Schioppa, più che la velocità del cambiamento il problema vero è stato il governo della globalizzazione, gli strumenti messi in campo, la carenza di istituzioni globali in grado di guidare il processo. Due visioni a confronto tra l’ex ministro dell’Economia e l’attuale titolare del dicastero di Via Venti Settembre , in occasione della presentazione del libro di Paoda-Schioppa “La veduta corta”, frutto di una conversazione con il corrispondente del Sole 24 Ore da Francoforte, Beda Romano.

Ad animare il dibattito moderato da Dario Di Vico nella sede dell’Enciclopedia italiana a Roma il padrone di casa Giuliano Amato. In venti anni la globalizzazione è esplosa e ha cambiato il mondo, ha sostenuto Tremonti. «Invece andava fatta con ritmi e tempi più saggi. A miliardi di uomini è stato detto che si apriva l’oceano della felicità. Potete attraversarlo a nuoto. Non è stato detto che in realtà ci sono le navi per farlo, vale a dire i governi, la politica». Ora, nel pieno della crisi, Tremonti condivide l’idea lanciata dal governatore della Banca cinese di introdurre una sorta di moneta unica mondiale. «Si potrebbe pensare a uno strumento per denominare le transazioni mondiali e rasoterra, conservare le nostre vecchie e nuove monete. È una proposta di straordinario interesse che evoca l’idea di una moneta unica nel mondo. Certo chi sta in Canada o in Belgio la parola paniere magari non la capisce. Quindi forse è meglio avere una moneta nazionale per le operazioni nazionali e una moneta mondiale per le operazioni mondiali».

La tesi prevalente del libro è che la radice profonda della crisi in atto sia la “veduta corta”, in poche parole quella che Padoa-Schioppa definisce «una totale alterazione della scala temporale di gran parte del nostro vivere. L’accorciamento del tempo nella produzione, nei consumi, nei trasporti si scontra con il vecchio mondo dei tempi lunghi e addirittura con un allungamento della vita umana». Il vero problema è che non abbiamo ancora imparato a conciliare «la nuova scala del tempo assunta dai fenomeni influenzati dalla tecnologia con quella degli altri aspetti della nostra vita, dove essa è rimasta immutata».

Dibattito ispirato al fair play, nel corso del quale sono emerse peraltro differenze di fondo nell’analisi e nelle strategie, tra Tremonti e Padoa-Schioppa. Secondo l’ex ministro, il problema è la politica, soprattutto in un paese come l’Italia in cui per oltre 40 anni si cambiava il governo una volta l’anno. «Io sono stato al governo per due anni, ma durante questo periodo l’aspettativa era di qualche settimana di vita. Per quanto mi riguarda, non credo di aver allungato la vita di un governo, ma la vita di una politica». Tremonti confessa di sentirsi “estraniato” rispetto a tali temi. Poi contesta l’approccio in base al quale «la politica è in crisi perché è in crisi la sinistra. Dire che in 40 anni di storia italiana i governi sono durati meno di un anno è discutibile. Cambiava solo chi governava, ma l’Italia era fortemente governata».

Il duello intellettuale prosegue: Padoa-Schioppa «mi pare crociano, vede la storia fatta da personaggi e da figure, io dai fatti». Per l’ex ministro il punto di snodo va individuato nella crisi del modello socio-economico iperliberitsa della Tatcher e di Reagan, quello che è stato definito il «fondamentalismo del mercato». Poi la crisi si è condensata «sul modello di crescita trascinata dal consumo a debito». Per Tremonti, al contrario, il mondo è cambiato con la caduta del Muro di Berlino.

Stampa Stampa
Data
2 agosto 2009
Tipo
Articoli
Fonte
Il Sole 24 Ore