Tipo: Articoli Fonte: Corriere della Sera 20 novembre 1999

Il mondo come economia

Pubblichiamo una parte della “Lectio Doctoralis” pronunciata ieri da Tommaso Padoa – Schioppa all’ Universita’ di Trieste, durante la cerimonia per il conferimento della laurea honoris causa in Economia Internazionale del Commercio e dei Mercati Valutari.


Ho vissuto a Trieste gli anni del ginnasio e del liceo. L’ insegnamento dei professori che ho incontrato nei due licei del Dante e del Petrarca ha improntato la mia vita. Alcuni di quegli insegnanti trovarono mediocre la scelta d’ iscrivermi a Economia e Commercio; “non e’ per finire cosi’ che si fa il classico”, dicevano. “Facchinaggio” era la parola usata dal Professor Delfino, insegnante di greco al Liceo Dante, per indicare l’ attivita’ a cui si condannava chi entrasse in quella Facolta’ . Studiai e mi laureai a Milano. L’ onore di laurearmi in questa Universita’ mi giunge oggi; e mi e’ caro pensare che questa e’ l’ Universita’ in cui, nel 1949, si laureo’ , dopo anni di studio tribolato e disinteressato, Leopoldo Kostoris.

Economia del Commercio Internazionale e dei Mercati Valutari, le due discipline di questa laurea si riferiscono, nella loro stessa terminologia, alla sfera dell’ economia internazionale, non a quella che potremmo chiamare interna, o della domestic economy. Non esiste, in effetti, una disciplina economica specifica del commercio “interno”, essa si chiama piuttosto teoria dei prezzi o delle scelte del consumatore. E alla moneta si danno, nella nostra e in altre lingue, due nomi diversi secondo che se ne guardi il profilo interno o quello internazionale: moneta e valuta, monnaie e devise. Per anni, e in larga misura ancor oggi, la scienza economica per eccellenza e’ stata quella di un sistema chiuso, tanto che il termine tedesco, coniato da List nell’ Ottocento, usato per indicare le cattedre di Economia politica (Economics, Economie politique) e’ Nationalokonomie.

Tema di questa lectio e’ il nesso tra economia, moneta e istituzioni nell’ esperienza europea. L’ esperienza di cui parlero’ mostra come, anche nell’ arco breve di una vita professionale, i confini tra “interno” e “internazionale” possano mutare, e come la stessa scienza economica interagisca con tale mutamento: talora anticipandolo e preparandolo, talora seguendolo e cercando di interpretarlo. Ne parlero’ oggi come di un’ esperienza intellettuale, che puo’ interessare il modo della ricerca; un’ esperienza intellettuale, tuttavia, vissuta da me attraverso l’ azione piuttosto che attraverso lo studio, nelle istituzioni della politica economica piuttosto che nel laboratorio di ricerca.

Trieste stessa ha intensamente vissuto quest’ esperienza. Quando mio nonno vi giunse dall’ Italia a lavorarvi per alcuni anni, la Banca Austro – Ungarica aveva da poco costruito la propria sede triestina, con giurisdizione sulle sedi secondarie dell’ Istria e della Dalmazia, in Via della Stazione, quello che oggi si chiama Corso Cavour. Era la banca centrale di una realta’ politica plurinazionale che aveva dato, come si propone oggi l’ Unione Europea, ordine, benessere, pacifico scambio culturale a molte generazioni di popoli e nazioni diverse. Mezzo secolo dopo, quando mio padre, chiamatovi dalle assicurazioni Generali, venne a vivere a Trieste con la famiglia, quello stesso palazzo ospitava, da ormai piu’ di trent’ anni, una delle 13 sedi della Banca d’ Italia. Oggi, dopo un altro mezzo secolo, lo stesso palazzo e’ divenuto anche sede periferica della banca centrale della nuova moneta dell’ Europa unita. Vienna, Roma, Francoforte, in tre generazioni.

Vi sono due modi di guardare alla distinzione tra economia chiusa ed economia aperta, tra economia interna ed economia internazionale. Uno, il piu’ frequente, esamina le relazioni e le istituzioni di un sistema economico chiuso in se stesso, poi introduce la complicazione del settore esterno: rapporti commerciali, rapporti valutari, cambio, ecc. L’ altro modo, ispirandosi all’ osservazione di Robert Mundell secondo cui “l’ unica economia chiusa e’ il mondo”, considera il mondo come una economia, e nell’ analizzarlo tiene conto della “complicazione” rappresentata dal fatto che esso e’ diviso in una pluralita’ di Stati, ordinamenti, monete, autorita’ . La “complicazione” e’ rappresentata dai paesi stranieri nella prima impostazione; dalla divisione del mondo, nella seconda. + questa seconda impostazione che pare a me, da tempo, piu’ profonda e piu’ vera della prima.

Dedico le mie considerazioni di oggi ai due professori con i quali mi sono, prima di oggi, laureato: Aldo Scotto, professore di Scienza delle Finanze alla Bocconi quando vi fui studente; Franco Modigliani, che incontrai a Cambridge trent’ anni fa, col quale li’ presi il Master in economia e che da allora mi e’ stato, ed e’ , maestro di chiarezza intellettuale, perizia analitica, passione civile. A differenza di quelle, la laurea di oggi e’ stata preparata in istituzioni diverse dall’ Universita’ : in una banca centrale, che per me e’ stata la Banca d’ Italia; nelle capitali europee di Bruxelles e Francoforte. È  perche’ anche quelle sedi di lavoro mi sono state maestre che ampio spazio sara’ dato alle istituzioni nelle considerazioni che svolgero’ . La lezione seguira’ i nessi tra economia, moneta e istituzioni per mostrare come la vicenda europea sia stata un lungo passaggio da un’ accezione di economia internazionale a una di Nationalokonomie. La Comunita’ (poi Unione) Europea e’ gradualmente passata dalla condizione di sistema di rapporti commerciali internazionali a quella di unione economica; dalla condizione di sistema di valute, a quella di unione monetaria.

È una vicenda in pieno svolgimento. Non sappiamo se i paesi che sono nella moneta unica sapranno tutti, in egual misura, capire a fondo le regole del nuovo gioco e operare con successo. Non sappiamo se Eurolandia e l’ Unione Europea sapranno operare nel mondo in modo efficace contribuendo a migliori relazioni economiche e monetarie internazionali, a dare prosperita’ e stabilita’ ai quasi cento Stati sovrani collocati nel proprio emisfero. Non sappiamo se l’ ingresso di nuovi membri rafforzera’ o indebolira’ l’ Unione Europea. Su entrambi i fronti, quello interno e quello esterno, comportamenti e istituzioni economiche dovranno evolvere e la sfida di come essi debbano farlo si pone a un tempo per chi e’ impegnato nell’ azione e per chi e’ impegnato nella ricerca, giacche’ non vi sono paradigmi precostituiti ai quali attingere con sicurezza. Se e’ vero che l’ unica economia chiusa e’ il mondo e che oggi l’ integrazione economica e finanziaria tra i Paesi procede con una forza e una rapidita’ che non si erano prima conosciute, l’ esperienza di creare una Nationalokonomie per un gruppo di Paesi con storia, lingua, istituzioni diverse che si erano aspramente combattuti, e’ esperienza che da’ speranza non solo all’ Europa, ma al mondo.

Vedi l’articolo in pdf

Stampa Stampa
Data
20 novembre 1999
Tipo
Articoli
Fonte
Corriere della Sera