Tipo: Articoli Fonte: Corriere della Sera 16 marzo 2003

Avversari, nemici e fronte interno

Il conflitto e il peso delle coscienze

L’ esito della crisi irachena si deciderà forse oggi alle Azzorre, dove pure s’ incontra una parte sola dell’ Occidente diviso. S’ incontrano gli uomini di una parte sola, ma saranno presenti gli argomenti dell’ una e dell’ altra parte. Anche nell’ era della trasparenza vi sono colloqui a porte chiuse, o addirittura nel chiuso di una coscienza. L’ hanno spiegato bene, sul Corriere della Sera, McEwan (13 febbraio) e Sartori (12 marzo). Lo leggiamo, in questi giorni, nella trasformazione dei volti di Blair, Powell, Chirac.

Si parla molto di controllo da parte dell’ opposizione. Ma per il buon governo di un’ impresa, di un’ istituzione, di un Paese, o del mondo, il controllo degli alleati e dei collaboratori è non meno cruciale. Ogni governo o potere è composito, ha discussioni interne, contrapposizioni e, prima ancora, dubbi e interrogativi sul da farsi. Prima di decidere è, deve essere, indeciso.

Per scegliere accortamente occorre che ognuno esprima il proprio punto di vista apertamente, libero di contraddire e di contraddirsi, cercando la linea migliore, non di indovinare ciò che piacerà al capo. Immagino che il Papa stesso rifletta, soppesi e si consulti prima di pronunciare parole che avranno il crisma dell’ infallibilità.

Ogni discussione utile è un misto di accordo e di disaccordo. La base di accordo feconda il disaccordo, induce all’ ascolto, fa pensare che chi in questo momento dissente da noi forse elabora il nostro vero pensiero e interpreta il nostro autentico interesse meglio di quanto noi stessi riusciamo a fare.

La fiducia – che si ha nell’ alleato, non nell’ oppositore – è ciò che rende fruttuoso il disaccordo. Perciò il controllo del potere è compito dell’ opposizione solo in parte; ancor più spetta agli alleati, per il bene o per il male. A Chamberlain, Mussolini, Thatcher il potere fu tolto dai loro, non dagli avversari. Così anche a De Gasperi e Prodi. Dove il controllo interno manca, dove è stato soppresso, l’ errore e la degenerazione devono giungere alla tragedia e al disastro perché si corregga la rotta: Hitler, Milosevic, Saddam. Chi consigliava Hitler nel 1943? Le correzioni di rotta o il cambio del vertice non sono rovesciamenti di fronte o, come oggi si usa dire, ribaltoni. L’ opposizione resta opposizione, il nemico nemico; ma mutano la strategia di guerra e il comandante delle truppe.

Le voci interne hanno un credito e un’ autorevolezza che l’ opposizione esterna non ha né può avere. Proprio perché fondate sulle stesse premesse e perché tratte da un patrimonio comune di principi e di esperienze. Se una critica al Presidente Bush ha qualche probabilità di essere ascoltata è quella di Baker o Scowcroft, non quella di Chomsky o Gore.

La critica dell’ oppositore è pubblica, il consiglio o la pressione dell’ alleato è avvolta di riservatezza, addirittura segreta. L’ oppositore spera che il capo sbagli e cada in ogni trappola. L’ alleato leale si augura che eviti le imboscate e le addita a costo di dispiacere. L’ alleato traditore tace e non addita.

È vero che possiamo essere traditi solo da chi aveva la nostra fiducia (on n’ est trahi que par les siens), così come la pace si può farla solo col nemico. Ed è vero che, per chi detiene il potere, è fortissima la tentazione di considerare ogni disaccordo o critica mancanza di lealtà se non tradimento. Ma è anche vero che solo il più fedele degli amici o dei collaboratori può avere il coraggio alimentato dalla sua stessa fedeltà di dare il consiglio che altri non osano. «Di fronte a me ho l’ opposizione, i nemici li ho alle spalle», disse un politico inglese indicando i backbenchers (deputati) del suo stesso partito.

La questione della pace e della guerra sarà forse risolta dall’ esito della contrapposizione tra Bush e Chirac. Ma forse la risolverà un riservato colloquio tra Bush e Blair, o addirittura tra Bush e Powell, cui nessuno assisterà e di cui forse nessuno storico troverà mai traccia.

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Data
16 marzo 2003
Tipo
Articoli
Fonte
Corriere della Sera