Tipo: Articoli Fonte: Corriere della Sera 10 febbraio 2002

Rimini, Amarcord in bassa stagione

Il drammatico bivio del sindacato


Il fascino invernale delle città balneari nasce dal contrasto tra il tranquillo abbandono, che si vede, e l’ affollata animazione, che si ama ricordare. E’ forse per la simbolicità di questo contrasto che Rimini era luogo adatto per il congresso del maggior sindacato italiano. Nonostante le folle di delegati e manifestanti, è il tranquillo abbandono ciò che veramente minaccia il sindacato.

Il congresso è momento importantissimo nella vita di una forza politica, perché importantissima è, in politica, la funzione dei militanti; come lo spogliatoio per una squadra di calcio. Per ben funzionare la cosa pubblica, infatti, ha bisogno, sì, di professionisti della politica e di cittadini attenti e liberi; ma anche, tra i due, di chi alla politica dedichi meno del tempo pieno e più della lettura del giornale, militanti che partecipino criticamente alla preparazione del domani, alla scelta e al controllo dei dirigenti. Un segreto del sistema politico nella Germania del dopoguerra è l’ alta qualità della militanza politica.

Ma in una riunione di militanti vi è anche l’ insidia dell’ illusione consolatoria e della chiusura. L’ avversario, infatti, è sul campo, non nello spogliatoio. E per il sindacato la vera prova verrà dopo Rimini. Sarà prova non per i militanti, ma per i capi, che dovranno affrontare, in modo più drammatico che in passato, le questioni fondamentali: unità del movimento, uso dello sciopero generale, metodo della concertazione, difesa del posto. Saranno pochi dirigenti, non l’ assemblea, a dover decidere come difendere l’ egemonia che il sindacato ha conquistato, ed esercitato per decenni, nella società italiana; guida non solo sociale, ma anche culturale e politica. Quell’ egemonia aveva posto in ombra, forse agli occhi della stessa dirigenza, il problema di chi il sindacato rappresenti e di chi egli difenda.

Il sindacato ha acquisito meriti storici, ma non negli anni recenti. Da quando la trasformazione del lavoro ha accelerato il ritmo e la disoccupazione, non l’ inflazione, è divenuta il primo problema, i passi compiuti sono stati insufficienti, tardivi, pervasi di malumore. Oggi il sindacato rappresenta una parte sempre più esigua dei lavoratori, difende il lavoro con mezzi sempre meno efficaci, ha una base ormai largamente in pensione. E’ al bivio tra rinnovamento ed estinzione.

In altri Paesi europei il movimento sindacale si è trovato, negli ultimi ven t’ anni, allo stesso bivio. Due opposte esperienze sono state paradigmatiche, nei due Paesi che hanno poi avuto più successo nel creare nuova occupazione e nell’ interpretare la trasformazione del lavoro. In Gran Bretagna un sindacato fortissimo (Arthur Scargill ne era un carismatico capo) difese a oltranza il vecchio lavoro e perse battaglie campali col governo Thatcher. Il partito che esso sosteneva e condizionava è stato all’ opposizione per tre lustri ed è tornato al potere solo con una dirigenza completamente rinnovata, orgogliosamente estranea all’ antica origine sindacale. Nei Paesi Bassi, la trasformazione dal vecchio al nuovo è stata condotta dal sindacato stesso e il capo che aveva imposto la svolta ai suoi militanti (Wim Kok) è divenuto, ed è ancora, primo ministro. In un Paese il sindacato è scomparso, nell’ altro è rinato.

Se un metodo buono è usato male e difeso peggio produce risultati cattivi. Quando viene il rigetto dei risultati, vi è allora il rischio che sia rigettato anche il metodo. Si può andare allora, come in Gran Bretagna, verso un mondo diverso, in cui il lavoratore si difende da solo e se ha una rivendicazione va dall’ avvocato anziché dal sindacalista; un sistema nel quale si accentuano la solitudine e l’ egoismo del lavoratore, concorrente di ogni collega; dove diviene preminente quell’ elemento mercenario che nel lavoro dipendente non scompare mai del tutto. Starà infine nella dirigenza sindacale, non nel governo, scegliere la strada che verrà imboccata al bivio che ci sta davanti.

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Data
10 febbraio 2002
Tipo
Articoli
Fonte
Corriere della Sera