Tipo: Articoli Fonte: Corriere della Sera 8 luglio 2002

La fisiologica alternanza

Il ruolo essenziale dell’opinione pubblica


Nella settimana passata, una nuova crisi nella politica italiana. Possiamo forse spiegarci il susseguirsi delle turbolenze cercando, attraverso la cronaca, di leggere la storia che si sta scrivendo oggi in Italia, il cui esito è ignoto ma dipende da noi. Affinché quell’ esito sia positivo, ciascuno, quale cittadino che forma l’ opinione pubblica, deve connettere le onde corte dei fatti contingenti con le onde lunghe dei movimenti della società e delle istituzioni.

La storia certo non «finisce»; il suo fiume non giunge mai al mare. Tuttavia ci sono momenti in cui essa scorre con più forza e cerca la direzione con più impazienza. L’ Italia è in un siffatto momento topico, perché tenta il passaggio, finora mai del tutto compiuto, a quella che potremmo chiamare la fisiologica alternanza: l’ avvicendarsi al governo, per volontà degli elettori, di forze alternative e antagoniste. Questo passaggio è oggi la prova più importante in cui l’ Italia possa riuscire o fallire; è un vero momento costituente, un antidoto contro pericoli futuri. Per nove decenni del secolo scorso sono mancati i presupposti stessi di quel passaggio. Nell’ ultimo i presupposti ci sono stati, ma il passaggio (nel 1994) non è riuscito.

Fisiologica alternanza significa che la forza politica vincitrice governa per il tempo di una legislatura, al termine della quale rimette il mandato. Durante quel tempo essa non dispone di poteri assoluti, non è immune da errori-e-correzioni tipici di ogni azione umana, non manca di confronti e contrasti interni; può tuttavia modificare anche radicalmente indirizzi e assetti del passato e dimostrare la propria capacità di attuare la politica proposta.

Perché la prova riesca, più componenti della società devono superare sfide diverse: una nuova compagine di governo è chiamata a un pesante rodaggio e a imparare l’ arte di correggere i propri sbagli; un’ opposizione divisa è impegnata a ricostruirsi e a convincere di poter un giorno governare; le amministrazioni pubbliche sperimentano discontinuità nuove degli indirizzi di governo; una società civile spesso ostile alla politica cerca di informarsi e di giudicare; imprenditori e sindacati ridefiniscono il limite della propria funzione; l’ indipendenza di intellettuali e commentatori è sottoposta a verifiche nuove. Sono sfide ardue, perché l’ Italia manca di una tradizione democratica collaudata, con cui tracciare la linea che distingue il cambiamento legittimo dalla violazione di regole permanenti, le politiche dai principi, lo spazio comune a tutti i partiti da quello specifico a ciascuno. Né la maggioranza né l’ opposizione hanno grande consuetudine con queste distinzioni. Entrambe possono sbagliare per difetto o per eccesso: chiamando principio di civiltà l’ articolo 18 e diritto del vincitore il monopolio televisivo.

Il passaggio alla fisiologica alternanza è un bene per tutti, perché un Paese che ne sia incapace riesce a cambiare solo attraverso patologie molto gravi, come le distruzioni fisiche e morali di una guerra perduta o l’ estrema corruzione nella vita pubblica e negli affari.

La società intera è artefice e custode del bene inestimabile della fisiologica alternanza. Ma due sue componenti hanno un compito preminente: l’ opinione pubblica e le istituzioni di garanzia costituzionale. Rispetto alle contese politiche esse sono un terzo attore, indipendente, libero di guardare agli interessi di fondo del Paese, esente da servitù di partito e di lotta per il potere. L’ esito del passaggio in atto dipende molto da come esse svolgono la propria funzione di terzo.

Vista in prospettiva, la settimana passata, pur tanto penosa, non è stata perduta. Di fronte a un incidente molto grave, la stampa ha fatto fermamente il suo dovere, l’ opinione pubblica si è manifestata, le istituzioni hanno risposto, la dialettica interna agli schieramenti politici ha operato; gli errori sono stati pagati e una lezione di umiltà è stata appresa. Il cammino è lungo. Nessun Paese cresce senza fatica.

Vedi l’articolo in pdf

Stampa Stampa
Data
8 luglio 2002
Tipo
Articoli
Fonte
Corriere della Sera