Tipo: Articoli Fonte: Corriere della Sera 28 marzo 1998

Ricordando una frase di Poehl

“Se proponete una banca centrale europea, fondata su un trattato, ci sto; ma vincoli alla Bundesbank privi di una chiara base giuridica non sono accettabili”. Karl Otto Poehl, presidente della Bundesbank, aveva chiesto d’incontrare il direttore generale degli Affari economici e finanziari della Commissione per dargli, in un incontro a due, questo chiaro messaggio. Era il febbraio 1982.

Qualche mese prima, estate 1981, era nato il tentativo di far compiere al Sistema monetario europeo un “passo avanti non istituzionale” che lo rafforzasse, lo facesse sentire cosa propria dagli uomini nuovi acceduti al potere in Francia e aiutasse chi in Italia trovava difficolta’ ad arginare inflazione, svalutazione, disavanzo pubblico.

Mitterrand, appena eletto, aveva avviato l’esperimento del “socialismo in un solo Paese”. Aveva dichiarato di “non provare alcun attaccamento religioso” al Sistema monetario europeo; non era creatura sua, era creatura dell’uomo che egli aveva appena sconfitto alle elezioni. Il suo ministro delle Finanze Jacques Delors, che in privato esprimeva preoccupazione per i “troppi voti” ottenuti dal suo partito, cercava di contenere le nazionalizzazioni e il rilancio della spesa pubblica. Con Carlo Ciampi, governatore della Banca d’Italia, Nino Andreatta, ministro del Tesoro nel governo Spadolini, aveva finalmente sciolto la banca centrale dall’impegno di acquistare tutti i Bot invenduti dal Tesoro, restituendole il governo della base monetaria: quel divorzio (cosi’ fu chiamato) era stato convenuto in luglio anche per poter presentare una mossa convincente al commissario europeo Ortoli, a Roma in quei giorni. L’inflazione italiana era del 18 % . La lira aveva gia’ svalutato 4 volte dall’inizio del Sistema monetario europeo.

Ortoli raccolse l’idea di rafforzare lo Sme. Fece elaborare una proposta. La risoluzione istitutiva del Sistema monetario europeo aveva del resto stabilito che entro due anni (quindi proprio nel 1981) il Sistema sarebbe dovuto passare alla “fase definitiva”. Il documento prevedeva, tra l’altro, di muovere verso la liberalizzazione valutaria e l’integrazione finanziaria.

Le proposte della Commissione giunsero a un passo dall’approvazione. Il ministro tedesco, Matthoefer, disse ai suoi colleghi europei di condividerle; ma la decisione finale fu rinviata di un mese. In quel mese la parte negativa della frase di Poehl prese il sopravvento. Il tentativo naufrago’.

Il Sistema monetario europeo seppe vincere ugualmente la sua prova di forza, un anno dopo, quando Mitterrand comprese cio’ che non aveva riconosciuto due anni prima: che l’uscita della Francia dallo Sme avrebbe significato, per il suo Paese e per lui, l’uscita da ogni ambizione di grande politica europea e internazionale. Delors vinse la sua battaglia in Francia, e l’avrebbe continuata poi a Bruxelles.

Commentando qualche settimana dopo, ad Amsterdam, il fallito tentativo di riforma dello Sme, Wim Duisenberg, presidente della Banca centrale olandese, fece una confidenza: “Noi non avevamo obiezioni a quelle proposte. Le avremmo appoggiate se anche la Bundesbank fosse stata d’accordo”.

La Bundesbank ha onorato, negli anni, anche la parte positiva della frase pronunciata da Poehl; Schlesinger e Tietmeyer non hanno cambiato quella linea. Lo ha fatto pur avendo, tra tutte le banche centrali, il fronte piu’ difficile da tenere; pur essendo l’unica ad avere una sovranita’ piena da perdere.

Senza il fondamentalismo (Grundsaetzlichkeit) germanico non avremmo oggi la Banca centrale europea. Ad esso si deve se sta per nascere non un sistema di cambio rafforzato, o un Fondo monetario europeo, o un pool di riserve, o un altro dei molti accordi monetari internazionali che si sono visti nel corso di un secolo, bensi’ l’euro e la sua banca centrale.

Chi ha frequentato a lungo i membri del direttorio della Bundesbank (Gaddum, Issing, Meister, Schieber, Hartmann) anche fuori delle sale di riunione, ascoltando con loro musica o visitando musei, aveva maturato la convinzione che essi non sono nemici dell’euro, tanto meno dell’Europa; ma piuttosto arcigni amici, talora ciechi come l’amicizia puo’ rendere ciechi, della missione di stabilita’ monetaria della quale si sentono investiti. Aveva appreso che essi conoscono le tragedie del nostro secolo e il significato storico del fare insieme l’Europa.

Gli uomini che parteciparono alla vicenda qui raccontata continuarono, e continuano, la loro opera, insieme con altri che ad essi si unirono. Alcuni si convinsero allora che oltre lo Sme poteva esservi solo il passo di una unione monetaria in piena regola, per difficile e utopistica che potesse apparire.

E’ a questo passo che oggi la Bundesbank ha dato il suo assenso finale. Con qualche ruvida critica, che puo’ dispiacere ma che sappiamo di meritare, ha accettato di divenire sorella, non piu’ madre, delle banche centrali nazionali.

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Data
28 marzo 1998
Tipo
Articoli
Fonte
Corriere della Sera