Tipo: Articoli Fonte: Corriere della Sera 22 novembre 2004

Più democrazia nell’Europa a 25

Commissione Barroso e Parlamento


S’ insedia oggi a Bruxelles la Commissione Barroso, l’ esecutivo europeo. Se essa nasce in un sistema politicamente rafforzato, lo deve al Parlamento di Strasburgo, che le ha reso difficile la vita.

La legislatura europea dura cinque anni, altrettanti ne dura normalmente la Commissione; durate uguali e sincronizzate affinché uno stesso voto popolare possa, come in quasi tutte le democrazie, influenzare sia la formazione del legislativo sia quella del governo.

In Europa l’ organo supremo che designa il capo dell’ esecutivo è il Consiglio dei capi di Stato e di governo; altrove, il re o il presidente della Repubblica. Il designato si presenta al Parlamento, un utile passaggio che manca in Italia. Solo se ottiene la fiducia può procedere a scegliere i ministri. Se egli è debole, se li lascia imporre dai partiti (come è stato in Italia per decenni) o dai governi nazionali (come è oggi in Europa). Non sorprenda che l’ Unione fatichi ad affermare la propria autorità: durante la guerra d’ Indipendenza George Washington non riusciva a comandare l’ esercito, perché i reggimenti obbedivano piuttosto agli ufficiali del loro Stato.

Un secondo voto riguarda l’ intera Commissione, che assume il potere solo se il Parlamento accorda la fiducia: il Parlamento, non il re o un presidente collettivo quale il Consiglio europeo.

Il Parlamento europeo aveva posto ai candidati Commissari domande politiche per valutarne i motivi ispiratori nei rispettivi campi di competenza; ha ricevuto risposte politiche e ne ha tratto una conclusione politica. Si può opinare sul merito, ma è arduo lamentare violazioni della correttezza istituzionale. Una legislazione sul matrimonio, sul costume sessuale, sull’ aborto esiste ovunque e sempre ha un nesso con princìpi di etica personale e sociale. La realtà di fatto è che già oggi – prima che la nuova Costituzione sia ratificata e entri in vigore – l’ Unione europea ha un governo parlamentare. Forse pochi l’ avevano davvero capito.

Sembrò non averlo capito Barroso che, alle prime difficoltà, cercò protezione nei governi nazionali, irritando ancor più i parlamentari. Sembrarono non capirlo i governi, che credevano Strasburgo ai loro ordini. Tardarono a capirlo gli stessi parlamentari, che infine sentirono di non avere altra lealtà che verso i loro elettori, che li avevano investiti di un mandato europeo, non nazionale.

Nel Parlamento europeo la lotta politica è complicata dal fatto che sono almeno tre – non una sola, come nei parlamenti nazionali – le linee divisorie che lo attraversano: ideologiche e programmatiche (destra, sinistra), nazionali (britannici, polacchi, spagnoli, ecc.) ed europee (dai federalisti sino agli antieuropei). Ma sul diritto della famiglia e delle persone i gruppi politici sono divisi anche nei parlamenti nazionali.

Lungo i decenni, i Commissari sono stati il bersaglio preferito dei governi antieuropei: de Gaulle li chiamò «funzionari apatrìdi», la Thatcher «burocrati comandati» (appointed e perciò, secondo lei, privi di legittimazione democratica). Entrambi erravano, la Commissione è concepita dal Trattato come un’ istituzione politica. A quei Commissari che lo avessero interiorizzato, il Parlamento europeo ha ricordato che il cliché del Commissario burocrate non corrisponde alla Costituzione dell’ Europa.

Affinché un sistema di governo funzioni occorre che il vento della lotta politica soffi nella vela della sua Costituzione scritta. Questo è accaduto nelle passate settimane: un po’ di vento ha soffiato e deve rallegrarsene soprattutto chi reclama più politica e più democrazia in Europa.

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Data
22 novembre 2004
Tipo
Articoli
Fonte
Corriere della Sera