Tipo: Articoli Fonte: Corriere della Sera 25 febbraio 1998

L’altra faccia dell’euro

Procede a fatica la riforma istituzionale: terzo tentativo dopo l’insuccesso delle Commissioni Bozzi (IX legislatura 1983 – ‘87) e Iotti – De Mita (XI legislatura 1992 – ‘94). In questi giorni l’esito sembra tutto dipendere da un confronto tra potere politico e potere giudiziario ed e’ molto incerto se il Parlamento riuscira’ a cambiare la Costituzione e a cambiarla in meglio: a dare al cittadino e all’impresa la semplificazione delle leggi, la stabilita’ dei governi, l’efficacia della giustizia. Ma gia’ si puo’ affermare che la conseguenza di un insuccesso sarebbe di danno gravissimo e, probabilmente, immediato. Danno all’economia e alla vita civile e politica dell’Italia.

Nelle settimane prossime, decisive per la partecipazione italiana all’euro, si fara’ largo uso della parola sostenibilita‘: anglicismo con cui il gergo economico designa la capacita’ di far durare e rafforzare nel tempo gli straordinari risultati conseguiti nel 1997 per inflazione, tassi d’interesse, disavanzo pubblico. La prova della sostenibilita’ sara’ superata se ispireremo all’Europa una convinzione precisa: di saper mantenere il raggiunto equilibrio finanziario tanto da far scendere il debito pubblico verso il 60 per cento “a un ritmo soddisfacente”, come fu scritto a Maastricht.

Oggi, il debito pubblico italiano supera il 120 per cento del Pil (prodotto interno lordo). Nessun governo, nessun Parlamento italiano nei prossimi 10 – 15 anni potra’ ignorare l’imperativo di ridurre il peso del debito, quale che sia la nostra posizione nell’euro.

Il presidente della Bundesbank, Tietmeyer, ha detto giorni fa al nostro ministro del Tesoro, che cercava di convincerlo della sostenibilita’ della convergenza italiana: “Ci credo se prometti che rimarrai al tuo posto per i 15 anni necessari a far dimezzare il debito pubblico italiano rispetto al Pil”. E’ un preciso messaggio.

Proprio il debito pubblico e’ la cerniera tra l’oggi e il domani, tra questo e i futuri governi, il ponte tra le generazioni, il Purgatorio di cui si e’ parlato. E’ anche il nesso tra l’euro e la Costituzione: perche’ anche la Costituzione e’ ponte tra governi e patto tra generazioni.

E’ impensabile, infatti, che un’opera di molti anni come il riassorbimento del debito pubblico possa compiersi nell’instabilita’ politica e istituzionale, con governi e maggioranze sempre esposti alla pressione di minoranze determinanti.

La stampa parla di una ultima prova di credibilita’ che l’Europa ci potrebbe chiedere per l’ingresso nell’euro. Non si puo’ affatto escludere che una tal prova ci venga chiesta; anzi, e’ probabile che lo sia. Non ce ne potremmo sdegnare.

Siamo come colui che, uso da anni a vivere in stato di ubriachezza, giura di essersi disintossicato perche’ da 48 ore non tocca la bottiglia.

Quale puo’ essere l’ultima prova? Chi puo’ darla? Non un singolo ministro; neppure il solo governo in carica, che in ogni democrazia puo’ cadere prima di aver finito il suo compito.

Ne’ puo’ essere solo una prova economica e numerica, un pur necessario piano di rientro. Dev’essere una prova politico – istituzionale; e la puo’ fornire solo il sistema politico nella sua interezza. Questa prova e’, appunto, la capacita’ di dare all’Italia una riforma istituzionale che assicuri continuita’ di governo, leggi semplici, giustizia efficace.

E’ una grande occasione che i due percorsi intrapresi in questa legislatura dalla vita pubblica italiana (per l’ingresso nell’euro e per la riforma istituzionale) si incontrino proprio nelle settimane in cui si prenderanno le decisioni in Europa. E’ anche l’occasione perche’ il merito ultimo del nostro eventuale successo sia di tutte le forze politiche. I segnali che la realizzazione di questo incontro e’ la prova della sostenibilita’ ancora mancante sono stati dati. Guai a non coglierli.

In un documento pubblicato nel settembre scorso dalla maggioranza parlamentare Cdu – Csu al Bundestag, che reca tra l’altro le firme di Schaeuble e Lamers, si legge (anche in italiano, perche’ gli stessi autori ne hanno curato la traduzione): “La spinta derivante dal trattato di Maastricht ha aiutato l’Italia in maniera decisiva a rinnovare effettivamente ed ampiamente le strutture del suo vecchio sistema politico ed ora l’Italia sta rinnovandosi anche sul piano del diritto costituzionale. Via via che tale processo politico e’ avanzato progressivamente, l’Italia ha anche saputo conseguire notevoli successi nello stabilizzare la sua economia e la sua moneta”.

La riforma istituzionale non e’ solo un fatto interno, e’ l’altra faccia dell’euro.

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Data
25 febbraio 1998
Tipo
Articoli
Fonte
Corriere della Sera