Tipo: Articoli Fonte: Corriere della Sera 7 maggio 2000

Governo nazionale vero anello debole

Verso il referendum:federalismo e unità


La Spagna e la Grecia, due Paesi che – come l’ Italia – hanno sofferto la dittatura e la guerra civile, hanno votato da poche settimane. Entrambe hanno ora governi che, nella convinzione generale, potranno operare con forza per alcuni anni. In Grecia una differenza dell’ uno per cento nel voto popolare e’ stata sufficiente a dare al partito vincente (che otto anni fa, stando all’ opposizione, aveva concordato la legge elettorale con la maggioranza del tempo) una differenza di voti parlamentari superiore al 10 per cento.

Noi italiani, se guardiamo alla Spagna e alla Grecia e pensiamo ai casi nostri, siamo sconsolati. Per noi il giorno del referendum elettorale (il terzo in meno di dieci anni!) si avvicina in condizioni di grande incertezza. Non sappiamo ancora se i votanti saranno in numero sufficiente a rendere effettiva la loro volonta’ . Non sappiamo se una vittoria del “si” migliorerebbe davvero la situazione attuale. Ne’ sappiamo quale metodo di elezione delle Camere sia davvero preferibile per l’ Italia.

Ma abbiamo anche importanti certezze. Sappiamo che cosa occorre per un corretto funzionamento del sistema politico: un governo nazionale stabile, capace di agire con continuita’ per un’ intera legislatura, scelto dagli elettori. Sappiamo che stabilita’ , continuita’ d’ azione, legame stretto con l’ esito del voto, oltre che desiderati dalla generalita’ degli italiani, sono indispensabili alla vita economica e all’ efficacia della nostra presenza in Europa.

Sappiamo che quasi tutte le forze politiche, siano esse oggi al governo o desiderose di andarvi, hanno interesse a realizzare quelle condizioni. Sappiamo che i rimedi possibili sono piu’ d’ uno: dalla modifica della legge elettorale, all’ introduzione di una norma costituzionale che impedisca di far cadere il governo se non c’ e’ accordo su come sostituirlo.

Con le elezioni del 1994, l’ Italia ha realizzato, nella formazione del governo nazionale, quella che secondo Popper e’ la caratteristica distintiva della democrazia: un metodo pacifico e ordinato per togliere il potere a chi lo detiene. Fu allora che per noi avvenne il difficile passaggio da sistema politico ad un solo partito (da noi: coalizione) a una democrazia con ricambio possibile (di coalizioni). Per ogni sistema politico quel passaggio e’ una vera entrata nell’ eta’ adulta, una maturazione difficile. La Germania la compi’ solo 20 anni dopo il ritorno della democrazia (vittoria di Brandt); la Francia della Quinta Repubblica, 23 anni dopo la sua nascita (vittoria di Mitterrand); gli anni necessari al ricambio furono 46 per il Giappone, 47 per l’ India, 49 per la Corea. In Messico, il Partito rivoluzionario istituzionale assunse il potere nel 1929 e solo nel 1997 perse la maggioranza in Parlamento.

Nella formazione del governo nazionale l’ Italia ha si’ compiuto la maturazione dell’ alternanza, ma non ha realizzato le condizioni della stabilita’ , della continuita’ , del legame col risultato del voto popolare. Quelle condizioni le ha soddisfatte ottimamente per la formazione dei governi comunali e regionali. Per essi ha saputo promulgare regole semplici, che rendono chiaro al cittadino l’ esito del suo voto, che pongono fine alla lotta per il potere sino alla successiva elezione, che danno al vincitore effettive capacita’ d’ azione, sicche’ al termine del mandato l’ elettore puo’ davvero giudicare.

La condizione di Popper identifica un regime di democrazia, non ancora un regime di buon governo. E la democrazia, se non produce buon governo, e’ fragile.

In Italia, come in quasi tutti i Paesi europei, la vita dei cittadini e delle imprese si svolge ormai sotto l’ egida di quattro livelli di governo: comunale, regionale, nazionale, europeo. Ognuno di essi ha competenze importanti e dispone di poteri rilevanti per esercitarle. Ognuno di essi (anche la Commissione di Bruxelles) riceve il proprio incarico da una procedura nella quale la volonta’ espressa dal voto ha un peso.

Dei quattro anelli che formano il sistema di governo, quello nazionale e’ il piu’ importante. Esso esercita, infatti, le funzioni fondamentali dello Stato ed e’ il soggetto attraverso il quale i Paesi membri operano nell’ Unione europea. Cosi’ e’ dappertutto, anche dove la struttura dello Stato e’ federale e assegna competenze particolarmente ampie alle amministrazioni locali. In Italia, l’ anello nazionale del sistema di governo e’ tuttavia, oltre che il piu’ importante, anche il piu’ debole. E con l’ imminente passaggio dell’ Italia a un ordinamento federale la debolezza rischia di aggravarsi e di nuocere gravemente agli stessi governi locali.

La nascita di governi regionali stabili, capaci di agire con continuita’ e dotati di competenze molto ampie, rende ancora piu’ urgente rafforzare l’ anello nazionale della catena di governo. Non si tratta soltanto di raggiungere un equilibrio tra centro e periferia. Si tratta del fatto che, per agire efficacemente, i poteri locali hanno bisogno che operi efficacemente anche il potere centrale dello Stato. In un ordinamento federale i diversi livelli di governo sono parti complementari, non alternative, di un unico Stato.

I sindaci hanno gia’ sperimentato la difficolta’ di realizzare i propri programmi quando il governo centrale e’ lento nel decidere, privo dell’ orizzonte temporale necessario per impostare azioni di lungo respiro, continuamente distratto dalla lotta per durare. I presidenti delle Regioni faranno presto la stessa esperienza. Come gia’ i Comuni, cosi’ le Regioni scopriranno quanto l’ attuazione dei loro programmi dipenda dalla collaborazione con Roma. Al pari dei Comuni, scopriranno che a Bruxelles e’ il governo di Roma a doversi battere per loro, che non possono farlo esse direttamente. La debolezza del governo nazionale costituisce da anni il piu’ serio impedimento a un’ efficace presenza dell’ Italia in Europa; i ministri della Repubblica hanno spesso troppe preoccupazioni romane per dedicare all’ Europa il tempo necessario. La Commissione e i ministri di altri Paesi, d’ altra parte, sanno che la presenza al tavolo del collega italiano e’ per lo piu’ breve e sempre incerta; i giochi importanti si fanno percio’ spesso senza di loro.

La materia elettorale e’ quanto mai tecnica e complessa; dettagli che sfuggono ai piu’ possono fare moltissima differenza. In questa materia, promuovere il cittadino a legislatore e’ una sorta d’ inganno. Attraverso il referendum, l’ elettore puo’ al massimo abrogare norme o esprimere insoddisfazione, e lo ha gia’ fatto due volte. Il compito di scrivere norme che rafforzino l’ anello debole del governo nazionale puo’ essere svolto soltanto dalle formazioni politiche e dal Parlamento stesso. Ad essi il compito tornera’ dopo il referendum. Il cittadino vuole sperare che quel compito non sia, ancora una volta, trascurato.

Il primo articolo su federalismo e unita’ e’ stato pubblicato il 30 aprile

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Data
7 maggio 2000
Tipo
Articoli
Fonte
Corriere della Sera