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Il carattere dell’Europa

22 giugno 2004 @ 12:49 In 2 - La Politica, Europa

Per capire le accelerazioni nell’Unione


L’ accelerazione della storia investe ora appieno il farsi dell’ unione europea. In poche settimane, ingresso di dieci Paesi, quasi 350 milioni di elettori chiamati al voto, accordo sulla Costituzione, designazione di un presidente della Commissione, dibattito e voto sulla fiducia nel Parlamento europeo, formazione e investitura della nuova Commissione. Seguiranno ratifica o bocciatura della Costituzione nei Parlamenti nazionali o in referendum popolari e, forse, avvio della nuova Unione nei vari campi in cui essa si propone come attore politico.

Il lettore vorrebbe decifrare i fatti più recenti e indovinarne il seguito; ma sappia che l’ esercizio è arduo anche per il cosiddetto esperto, cui chiede lumi. Chi si occupa di Europa con continuità dev’ essere il primo a praticare attenzione e cautela nei giudizi.

Avanti di entrare nei capitoli che infittiscono la cronaca di questi giorni, può allora essere utile qualche considerazione sulla natura peculiare, sul carattere, degli odierni fatti europei. Natura e carattere che stanno proprio all’ opposto della mancanza d’ anima che alcuni lamentano. Che si tratti del voto del 13 giugno, dell’ accordo raggiunto il 18 giugno sulla Costituzione, o della futura Commissione, sono proprio la fatica, l’ ambiguità, il contrasto a rivelare la presenza di un fermento vitale.

Prima considerazione: l’ Europa è scontro politico. Sembra ovvio, ma ricordiamo che per secoli, e fino ai nostri padri e nonni che vi morirono a milioni, lo scontro fu militare. E ricordiamo la ricorrente caricatura di un’ Europa tecnocratica, burocratica, sovietica. La terra europea oggi non è distrutta da eserciti in guerra né edificata da indisturbati tecnocrati, bensì coltivata da politici, parlamentari, elettori. La politica – di cui usa tanto dir male – è l’ espressione più completa e più nobile del tentativo di organizzare una pacifica convivenza tra esseri umani affetti da vizi, debolezze e passioni.

Seconda considerazione: l’ Europa è compromesso. Anche dei compromessi usa dir male, quasi che il «senza se e senza ma» fosse una forma superiore di virtù politica e non una radice del totalitarismo. Raggiungere un accordo rinunciando a parte di quanto si voleva è l’ essenza stessa del convivere tra diversi. Se il compromesso è buono, tutti conseguono, pur con rinunce, il bene più alto cui aspiravano. Se è cattivo, tutti lo perdono. Ma non è il compromesso in quanto tale a far scadere un accordo al rango di tradimento. Per avere la Costituzione americana – fondata sul principio che tutti gli uomini nascono liberi – fu temporaneamente accantonata nientemeno che la questione della schiavitù.

Terza considerazione: il futuro è aperto, anche per l’ Europa che si unisce. I più recenti fatti europei sono parte di un processo storico lungo, dal corso tortuoso, segnato da avanzamenti e regressi, privo di modelli. I fatti del giorno non rivelano immediatamente il proprio significato. Soprattutto, essi lasciano aperto più di un futuro. Considerare l’ avvenimento più recente come l’ ultimo, come quello che fa definitiva chiarezza, in positivo o in negativo, è il primo errore da evitare. È segno di pigrizia mentale e residuo di una concezione meccanica della storia che spesso sopravvive anche in menti ritenute sottili.

Se i fatti remoti, consegnati allo storico, possono essere letti e interpretati solo alla luce di un dopo che conosciamo, l’ interpretazione di quelli vicini contiene sempre, in qualche misura, la nozione di un dopo che desideriamo. Perché in ciò sta la libertà che fa di noi esseri responsabili: libertà non solo nel fare, ma anche nel pensare i fatti che accadono.

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